Giuseppe Battista Mantovani - giacomo lisia

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Giuseppe Battista Mantovani

 
 

Giuseppe Battista Mantovani

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Da "Terra nostra"  Anno XXIV  -  Settembre-Ottobre 1985  -  n. 9-10

Di Giuseppe Battista Mantovani


NOTE CRITICHE


Dico con assoluta franchezza che oggi mi sento altamente onorato nel presentare questa personale di Giacomo Lisia, un pittore ciociaro che si è ormai altamente affermato in Italia e nel mondo.

I riconoscimenti che meritatamente ha ottenuto in Francia, in Inghilterra e in Belgio, i premi ricevuti dal 1965 ad oggi ne hanno ormai consacrato il valore indiscusso.

La mostra che vi apprestate a visitare parlerà non solo alla vostra immaginazione bensì anche al vostro cuore: sono attese, bisbigli, sogni, paesaggi di una luminosità singolare su cui l' occhio spazia appagandosi di una visione riposante e sfumata. Non già che nella concezione di questo pittore non si avvertono la scabrosità, la lotta e il dissidio, e certi segni contorti e nodosi ne sono la spia, ma come tutti gli artisti di razza egli li risolve nella felicità del colore e dell' armonia della composizione in cui i particolari, a volte di un nitore impressionante, non campeggiano mai isolati, quasi a sottolineare stati d' animo non risolti, ma si riflettono nella sobrietà della struttura sapientemente costruita e felicemente realizzata: della passione non rimane che l' eco lontana, l' ombra appena accennata che in una catarsi liberatrice è stata vinta dalla gioia e dalla luce.

C' è in questo poeta della natura un autentico fondo ciociaro: dalla castità dell' anima nasce un sorriso meraviglioso con cui egli guarda la realtà che trasfigura nel sogno. Lisia ha compreso ed ha meditato a fondo sull' ansia che travaglia senza posa il mondo che lo circonda, l' ha fissata e l' ha vinta nel volto meditabondo di una Madonna, nella plasticità vitale di un paesaggio, nella luce discreta di un interno, nella variegata ricchezza cromatica di una natura morta.

La luce, che suscita magicamente i colori dell' interno, è al centro della sua pittura, sostenuta da una tecnica complessa e raffinata, da un senso sobrio e sicuro del disegno, in cui lo studio si è unito felicemente alle disposizioni naturali e creative.

Non conta qui soffermarsi su una precisa definizione storica della sua arte, se egli sia un naturalista o meno: dietro la sua pregnante esperienza c' è l' analisi attenta dei grandi impressionisti francesi e dei macchiaioli, c' è Morandi e i maestri contemporanei, ma non manca anche un riflesso della stupenda pittura umbra e marchigiana del '300 e del '400. Su questi quadri che si distendono davanti ai vostri occhi c' è un calore umano che sorprende, una sensibilità genuina e delicata che nelle gradazioni del colore, nella vastità del campo visivo abbracciato, nell' ariosa e lontanante felicità degli sfondi, suscita consenso e profonde consonanze interiori: l' anima sembra dissetarsi a linfe sorgive, lungi dai clamori convulsi dell' oggi, ed acquietarsi in una pace solenne da cui sia svanita l' ansia tormentosa del tempo.

La luce è il segreto ultimo di questa pittura sobria e fresca ad un tempo che si è materializzato nel segno-colore per narrare la bellezza delle cose, recuperata quasi con l' assorto stupore del primitivo all' alba del mondo.


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