Domenico Gentili - giacomo lisia

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Domenico Gentili

 
 

Domenico Gentili

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Da "Terra nostra"  Anno XXIV  -  Settembre-Ottobre 1985  -  n. 9-10

Di Domenico Gentili


GIACOMO LISIA .... NAIF?


Appena si entra nella sala che accoglie i quadri del pittore Giacomo Lisia, esce spontanea l' esclamazione: Oh! Finalmente un pittore che crede nel mondo fatto di figure e di valori tridimensionali. Intanto nel trattare la figura umana (quasi sempre campioni dell' eterno femminino) sono rispettate le forme reali e la proporzione di cui tanto parlavano i nostri vecchi. Nei paesaggi il colore e i rapporti di grandezza e piccolezza suggeriscono la profondità secondo il vicino e il lontano, come ai tempi di Masaccio.

Non si vuol dire con questo che il pittore di Paliano torni alla ricerca formale dei valori tattili visivi e tonali della nostra arte maggiore. Al contrario, come i pittori Naif, rappresenta la realtà quale si presenta alla sua vista. Egli stesso ha dichiarato di aver cominciato, giovanissimo, seguendo una sua innata, e quindi ingenua, ispirazione e tecnica spontanea, d' esser passato poi allo studio, all' accademia e conseguentemente all' attenzione delle tecniche di quei pittori che, secondo l' opinione di tutti, critici e amatori compresi, dettano legge, per poi tornare a riscoprire un proprio personale modo di osservazione della realtà nella ricerca di una propria maniera e di una propria tecnica. Soltanto in questo senso è stato usato il termine Naif, proprio a scanso dell' intendimento in senso di una sequela pedissequa o dell' attenzione a etichette in voga e maniere brevettata.

Dal modo lisiano, o meglio lisiesco di osservare la realtà e di figurarla con gli elementi visivi sorge una intuizione incantata della realtà stessa "in cui concluiscono, come affermano i critici quando s' insegnano a definire i caratteri della vera pittura naif, verità e sogno,  fedeltà e invenzione, minuzia ottica e travisamento fantastico". Si tratta quindi di vera arte, o meglio di poesia e di lirica, come oggi crocianamente si preferisce dire.

Difatti in tutte le figure femminili e in quasi tutti i paesaggi noi abbiamo il coesistere, il fondersi e quasi l' implicarsi di queste due componenti: l' attenzione alla realtà e l' impegno a trasfigurarla con accostamenti singolari del colore e mediante una trattazione spontanea e consaputa a un tempo, appunto ingenua, della forma. Nelle figure femminili, almeno in quelle che ci è stato dato di vedere, si hanno i lineamenti e i tratti fisionomici, per lo più improntati a dolcezza e anche, ma non necessariamente, una certa bellezza fisica, ma nello stesso tempo l' intuizione di una bellezza ideale, di un' ammirata e incantevole femminilità. Il pittore stesso si è sentito in obbligo d' aggiungere, in alcune di esse, dei raggi aureolari quasi ad indicare la pienezza di tutti i significati della femminilità in una Madonnina laica.

In quasi tutti i paesaggi non interessano tanto lo spazio naturale dato dalla disposizione degli oggetti verso il fondo e dalla maggiore o minore vivezza dei colori quanto piuttosto, attraverso quella disposizione degli oggetti e variata vivezza dei colori, un senso di attesa e quasi di trepidazione per un avvenimento improvviso, forse un incontro fra due persone per un gesto di bontà o di amore, oppure la corsa di un animaletto che tenta di fuggire un pericolo.

È Stato detto che l' effetto si ha in quasi tutti i paesaggi, perchè alcuni sembrano fare eccezione. La funzione compendiosa che ha il cardo, fiore tanto caratteristico dell' habitat ciociaro, il contorcersi di secolari olivi di altre figurazioni paesistiche sembrano quasi delle oggettivazioni in senso freudiano di stati d' animo che implicano disagio, sgomento, difficoltà, l' urto delle rappresentazioni fra l' Es e l' Io. Altrettanto si dica delle nature morte. Anche alcune delle figurette femminili più suggestive, che sembrano quasi emergere dallo sgretolarsi o dal ricomporsi degli spazi cromatici nel tutto della figura e hanno il titolo polemico e simbolico a un tempo di resistenza all' incuria e alla violenza, alludono a un ripensamento freudiano relativo ai vari stati di coscienza che rientrano o eludono l' unità della coscienza stessa.

Ma forse tutte queste osservazioni non hanno un fondamento, anche se è pressochè impossibile non subire l' influenza di idee e concezioni che influiscono profondamente sul modo di pensare e di comportarsi anche dell' uomo della strada. Questo sarà comunque un modo come un altro di dire qualche cosa di un pittore che merita tutta la nostra attenzione.


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