Giuseppe Selvaggi - giacomo lisia

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Giuseppe Selvaggi

 
 

Giuseppe Selvaggi

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Roma, 27 Gennaio 1991
Di Giuseppe Selvaggi

LISIA: POESIA E ASTRAZIONE DA UN TOTALE FIGURATIVO


Il pittore Giacomo Lisia firma i suoi quadri solo Lisia. La firma è, così, subito di sapore greco, marino. Giacomo Lisia è però della ciociaria, una regione di autonoma individuazione nella nostra pittura.
Nel dialogo con i quadri di Lisia a chi ha orecchio nella madre della nostra civiltà, quasi in sottofondo silenzioso arrivano versi dei lirici greci, sconosciute musicalità.

Un quadro "Melegrane sull' albero", ha i tremori intimi della poesia greca. Suggerisce suggestioni della perduta patria della cultura, perduta nella sua integrità. Il frutto si spacca tra un incrocio tinnulante di colori, i colori del sole.
Il frutto è la bocca, è il seno,  è il tutto dell' idea Donna, così in quel quadro.

Ancora un segno, con i "Papaveri sul muro": Le radici si sono fatta strada negli interstizi tra mattoni e calce.
I papaveri svettano eppure si piegano come monumenti. O come persone? Hanno gioia e tristezza. Sono noi. Ed era questa la figura greca.

Il miracolo si attualizza nella "Natura morta con fichi", per quella inaspettata lampada accesa sui fichi, le melegrane, il seno del mondo.
Il quadro porta la data del 1965, oltre venti anni avanti degli altri due citati. Dimostra la continuità, e quindi la sincerità, di tale ispirazione nativa, innata, fulgida in questo pittore stranamente suggestionante.
Il termine "strano" per un riferimento di poesia è il massimo del positivo, perchè indica la magia dell' opera che provoca la stranezza.
Se è arte, l' arte deve essere appunto strana. Com' è in molti dei quadri di questo pittore.
Certo, è la campagna nativa, è il paesaggio filtrato negli occhi e nella psiche, sin dai primi anni del vivere, che si riversano nei quadri di Giacomo Lisia.
Un pittore è lo specchio di ciò che ha visto aprendo gli occhi al mondo visivo, con le correzioni, le aggiunte del dopo, del corso della vita.
Lisia entra in questa legge di natura della visività ritrasmessa sul quadro. Ma ci devono essere meccanismi interiori che alzano la figuratività di Lisia oltre i confini ritualmente stabiliti. C'è una carica poetica che rende Giacomo Lisia una trasmittente di poeticità paesaggistica che va oltre.
Un "oltre" inafferrabile, anche se bene individuabile nella esatta indicazione della narrazione sul quadro.

La pienezza marina, mediterranea in questo pittore, può essere analizzata osservando, quasi predi a caso nella sua produzione ultima, due quadri con tema il corpo di Donna. Tema antico, ripetuto eppure sempre nuovo nella storia della pittura.
In Giacomo Lisia il corpo della modella, sola oppure con il simbolo del cigno, assume situazione di frutto. Come erano seni e rotondità di donna melegrane, così sono melegrane i seni, il ventre, i fianchi della Donna.
Lisia determina interdipendenza tra natura in senso di esterno alla figura umana, - paesaggio, acque, alberi, fiori, frutti - e Natura nel senso di Figura Umana.
Le mani della Modella accentuate dal blu del pantalone jeans, che sta per rivelare l' intera nudità, assumo segno di foglie, di movimento carezzevole. Questa interdipendenza tra il Corpo e il suo esterno è una nota di autonomia, di scatto in prima persona di Giacomo Lisia nella folla della figuratività contemporanea.
Caldo e freschezza, silenzio e musiche, intimità chiusa e libertà ventosa si coagulano in un filtro poetico che riesce a scuotere, non solo il piacere visivo di chi si abbandona ai quadri di questo pittore.

Un frutto è una realtà chiusa. Un albero è una realtà chiusa. L' ulivo è il massimo della realtà chiusa, nel suo tronco, nella sua foglia ristretta, nel suo frutto.
Guardate la bocca, il seno della Donna dipinta e ridipinta da Giacomo Lisia. Sono realtà chiusa. Guardano dentro, dallo splendore esterno della carne e della pelle. Come i papaveri, come le melegrane, come gli alberi, come le acque di Venezia.
Questo soffermarsi dell' artista sul paesaggio lagunare di Venezia sarà nato dalle occasioni. In apparenza è così. Una scelta cultural-visiva. Ed invece quanta consanguineità è visibile tra la natura nativa dipinta da Lisia e questa acquisizione culturale.
Tornano le considerazioni iniziali: quasi atavica istintualità dell' artista verso una navigazione interiore indirizzata alla luce di levante, rispetto alla piccola patria di origine. I quadri di Giacomo Lisia hanno sempre, o quasi sempre, il sole in fronte. Le stesse ombre degli androni marini dei palazzi veneziani hanno trasparenze luminose, hanno il buio luminoso.
Un quadro di questo gruppo, per tutti: finestre ed entrata di "Palazzo Dario".

Il celeste dietro gli ulivi di Giacomo Lisia è una intonazione originalmente autonoma di questo pittore. Il celeste nelle sue gradazioni d' aria e di ore è una costante dell' artista.
A volte arriva a toni  di compenetrazione col modello con rarità di equilibri, sino a raggiungere toni di astrazione attraverso lo stretto linguaggio figurativo. Vedi il celeste che avvolge il verdastro delle "Angurie nell' orto". Con il suo arcobaleno di colori, il quadro ha capacità di astrazione figurativa. Ed è quasi un' altra dote in positivo di giacomo Lisia nella figuratività contemporanea. È nell' aria intorno agli ulivi che il celeste di Lisia si innalza a ritmi di musicalità corale.
L' individualità, e quindi la migliore pittura di Giacomo Lisia sono da inserire in questa sua personale umanizzazione della natura vegetale e nella compenetrazione del mondo fiore-frutto con la corporeità umana. C'è una sorta di totalità visiva, di pensiero unitario nel recepire e rappresentare il mondo e i suoi abitanti, siano l' albero o l' uomo. Non è paganità nel senso letterario di classicità. È, anzi, un inserimento nella ideologia contemporanea di unità universale.

Giacomo Lisia, in un apparato tutto esterno, tutto paesaggio, tutto pelle, cioè tutto colore come si addice ad un pittore, riversa una propria filosofia, una propria poetica. Pensiero e abbandono poetico producono i migliori suoi quadri.
La figuratività contemporanea ha ormai validità moderna sugli stessi binari delle informalità, delle astrazioni, delle ricerche di avanguardia.
Lisia è in una situazione di figurazione che ha assorbitole grandi lezioni di avanguardia informale.
La necessità moderna di astrazione, cioè di musicalità senza contorni nel colore e nelle forme, è resa da Giacomo Lisia nel suo figurativo.

Ci sono suoi inserti, come nelle pietre di "Ciclamini tra le pietre", o nel fondo dell' orto delle "Angurie" che sono finestre di informale. Ma al sua astrazione è nella globalità del quadro, nella modernità della tradizione: evidente e consapevole in Lisia.
In tale situazione la sua pittura risulta interpretazione del suo tempo storico, alla ricerca di ancoraggi solidi.
Merita una valutazione critica ampia, oltre l' abbandono al piacere della pittura, nella sua golosa pienezza di colore e voci.


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