Maria Teresa Palitta - giacomo lisia

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Maria Teresa Palitta

 
 

Maria Teresa Palitta

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Da "Terra nostra"  - Anno XXXV  -  Marzo-Aprile 1996  -  n° 3-4

Di Maria Teresa Palitta


GIACOMO LISIA


Avremmo voluto esserci anche noi il 7 gennaio scorso, nella Chiesa Collegiata di Sant' Andrea Apostolo di Paliano (capolavoro del '600), per assistere all' introduzione dell' opera "Battesimo di Gesù", del pittore Giacomo Lisia. Il dono (250x150), collocato sulla parete del Fonte battesimale, renderà testimonianza nei tempi al rito del Giordano, nelle cui acque Gesù si immerse con estrema umiltà, per essere battezzato da Giovanni suo Precursore, del cui carattere il pennello di Lisia ha colto la potenza. Nel suo insieme l' opera è perfetta. Toccante il dinamismo scenico: Paliano appare lontana, con le cave tufacee di Valle Rano e la natura che esplode nel suo perenne risveglio. Nulla viene lasciato al caso; la forza dei colori predispone a un profondo richiamo di coscienza, per meglio intendere l' approdo nelle acque sacramentali con le quali Dio, adottandoci come figli, ci invita a partecipare alla sua gloria e a lavorare per il suo regno del quale faremo parte.

Tema difficile, il cui svolgimento non poteva che essere affidato al grandissimo desiderio di porre in essere uno tra i più significativi momenti storici del Nuovo Testamento: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto". I cieli si aprirono e lo Spirito di Dio discese come una colomba, per arricchire dei suoi doni l' Umanità di Cristo e per farlo strumento idoneo alla missione di inviato di Dio.

Il mistero triniforme è al completo. Giacomo Lisia ne evidenzia i profili attraverso una sofferta spiritualità: gli occhi di Gesù, nell' opera, sono il traguardo dell' amore: l' Iniziazione è fatta. Il triennio dell' Uomo-Dio, nato sotto la Legge, può aver luogo.
L' arte di questo tipo è arma potente, carità visibile che, pur restando ferma in un punto, si dirama, attraverso i centri della coscienza, e invita alla meditazione.

S.E. Vittorio Tommassetti, vescovo di Palestrina, definisce l' opera in modo encomiabile: "Catechesi figurativa". Dopo aver celebrato la S. Messa, presenti don Franco Proietto, il sindaco Giuseppe Alveti e molti fedeli di Paliano, la grande tela è stata scoperta, e sarà il primo passo verso il restauro della chiesa, nella quale vi è un organo del Catarinozzi, risalente al 1685.

Giacomo Lisia, presentato dal critico Italo Marucci, non dimentica la mano provvidenziale che da molti anni lo segue ispirandogli i tempi della luce. Che sia un pittore ascensionale non vi sono dubbi: in estrema sintesi costruisce ciò che l' occhio vuole, con archi e simboli che idealizzano un luogo pur lasciando intatto il panorama da cui attinge con mirabile bravura. In lui vi è la notevole arte dell' implicito, tra pensiero e forma, in dinamiche che inglobano pulviscoli e nebbie, amplificando l' area programmata attraverso l' ingegno.

Maestro d' arte, con maturità applicata, accademia di belle arti e abilitazione all' insegnamento, Giacomo Lisia può essere considerato una gloria del nostro tempo. Abile nel confermare le concretezze visive, attraverso il dono dell' intelletto, si rivela artista nell' anima, ponendo un sigillo stilistico, non solo a carattere sociale ambientale, ma anche attraverso la liturgia dell' immagine. Tenerezza e splendore, trasparenza e rilievi, sono i semi misteriosi in tanta fertilità dalla quale, il mondo di Ciociaria, con le sue madri, i fiori e gli incanti collinari di casette simili ad altari, esplode in giochi di luce divenendo fiaba. Eppure la realtà è evidente, punto prodigioso in cui ci ritroviamo.

Applaudito e premiato in molte occasioni, Lisia continua la sua opera per la quale è giunto il riconoscimento anche da parte del C.I.A.C., a Palazzo Valentini in Roma, tramite il giornalista Augusto Giordano.
Al nostro pittore di Paliano si stanno allargando gli orizzonti. La "catechesi figurativa" (grazie, mons. Tommassetti!) troverà riscontro tra gli studiosi dell' arte, non solo tra i fedeli.


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